24 novembre 2016

Amata

“Cercavo nel buio, sfiorando gli oggetti, procedendoper mnemonica routine. La luce era accesa non vedo nulla,perché non mi sono reso conto che il buio albergava nei mieiocchi che si rifiutano di vedere..."


AMADA

Sa bucca drucche e ogros de chelu,
t'adornan sa gara che pedras preziosas,
deliccada ses tue in mesu e sas rosas,
de bellesa divina pares anghelu.

De divina bontade tue 'nde ses prena,
m'asa alluttu in su coro su fogu e s'amore,
che deliccadu luminu tue deliccadu fiore,
chi tegus mi intendo d'onzi cantu e carena.

Cussa carena chi fidi ligada,
a su ricordu de sa sufferenzia,
comente a faghere a penitenzia,
l'as tue isorta e poi liberada.

Chin basos de mele drucches e ardentes,
m'as sortu su coro chi si fidi eladu,
appo abbertu sos ogros e de bottu ammiradu,
sas laras tuas e sos ogros lughentes.

No isco pro cantu ada a durare,
s'istima dizzosa e s'amorevole affettu,
a supra de tottu ponzo rispettu,
chi pro a tie mai ada a mancare.

Ti carigno sa cara quasi timende,
de bruttare unu quadru antigu e divinu,
basende finzas s'innozente sinu,
m'intendo in s'aera puzzoneddu olende.

Sa carena tua de seda est bestida,
chi m'alluet de passione c'ando isfioro,
tue Dea divina chin pilos de oro,
ses supra de tottu sa mia preferida.

Venere puru t'inbidiat sa cara,
Elena de Isparta su portamentu,
tue chi in su coro no zughes turmentu,
tue su diamante sa preda prus rara.

Pottho da como sighire a cantare,
pro su tempus chi sa vida m'ada a donare,
pro regalu a tie culumba amorosa,
tue ammorada femina dizzosa.


Traduzione:

“AMATA”

La bocca dolce ed occhi di cielo,
Ti adornano il viso come pietre preziose,
delicata sei tu in mezzo alle rose,
sembri un angelo di divina bellezza.

Sei piena di divina bontà,
mi hai acceso nel cuore il fuoco dell'amore,
come un fiammifero delicato tu delicato fiore,
con te mi sento ogni parte del corpo.

Quel corpo che era legato,
al ricordo della sofferenza,
come per fare a penitenza,
l'hai tu sciolto e poi liberato.

Con baci di miele dolci ed ardenti,
mi hai sciolto il cuore che era gelato,
ho aperto gli occhi e d'improvviso mirato,
le tue labbra e i tuoi occhi splendenti.

Non so per quanto possa durare,
la stima devota e l'amorevole affetto,
sopra tutto metto il rispetto,
che per te mai avrà a mancare.

Ti accarezzo il volto quasi pauroso,
di sporcare un quadro antico e divino,
anche baciando il seno innocente,
mi sento nell'aria un uccello volante.

Il tuo corpo è vestito di seta,
che m'accende passione quando lo sfioro,
tu Dea divina con capelli d'oro,
sei al di sopra di tutte la mia preferita.

Anche Venere t'invidia il viso,
Elena di Sparta il portamento,
tu che nel cuor non hai turbamento,
tu diamante la pietra più rara.

Posso da ora continuar a cantare,
per il tempo che la vita mi dona,
per regalo a te colomba amorosa,
per te mia amata mia donna devota.

17 novembre 2016

Italico Grido

Italico Grido

Tu che cammini per le vie romane,
dove s’ergon maestosi i monumenti,
eco delle gesta d’eroi possenti,
Padri dell’europee patrie lontane.

Quando miri le fiorentine piazze,
che culla furono di tanti artisti,
Stelle dell’arte già mai più rivisti,
che fecero divin le lor ragazze.

Immortal figure di rara grazia,
con i lor tratti d’angélica essenza,
ad ogni uom di Clero, Legge o Scienza,
al sol mirarle ne fa la mente sazia.

E di quel Paese cosa ne resta?
Un ammasso di storiche rovine,
che rinchiuso dalle alture alpine,
nostalgia riporta all‘antiche gesta.

Oh dolce Italia dai mille volti,
che sotto al tricolor ti sei riunita,
rimembr’ancor la leggendaria ardita,
degli eroici Mille ch’ha Gloria avvolti.

Ed oggi messi son col cuore affranto,
color che digiunando la giustizia,
che oramai privati d‘ogni letizia,
di lor tosto sol ne s’ode il pianto.

Poiché’l poter non sta nel sol denaro,
ma nella mente che non s’aliena,
ch’ha già divelto quella sua catena,
di prigion beffa dal sapor amaro.

Che sorgano dunque con alta mano,
al vento sventolando la bandiera,
dall’alba prima che si faccia sera,
che ‘l Popolo torni ad esser sovrano.

Sovran da corruzione liberato,
Sovran di Patria d’un Italia unita,
che ‘l grido sia “Repubblica o la vita”,
per guarir questo Paese malandato.

Francesco Cocco

13 novembre 2016

Volgar politica


VOLGAR POLITICA



Sperando col cuor che la fine arrivi,
di quest'Italia ch'è a brandelli fatta,
che da tanto tempo, s'è ormai distratta,
che inneggiando ai morti scordando i vivi,

ha perfino svenduto i suoi bei rivi,
Del suo stivale fatto ormai ciabatta,
che l'Europea forza un po caca e imbratta,
Mentre al governo godon i lascivi.

Il Dante stesso in prevision futura,
lasciò seren le fiorentine celle,
perché vi vide una realtà più dura,

che dalla patria di quelle arti belle,
sarebbe nata quella figura oscura,
un sindachetto che oscurav le stelle.


Francesco Cocco